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QUI MUM&KIDS – PIANO C, CO-WORKING E CO-BABY

Più che in qualsiasi altro periodo dell’anno, settembre è il mese degli incastri, quello in cui si deve (ri)dare forma a tutto il quotidiano. I compiti da fare, le attività extra-scolastiche da organizzare, il menu settimanale da impostare, il cambio armadi che ci attende al varco… Devo aggiungere altro?

In mezzo a tutto ciò ci siamo noi, i nostri impegni di lavoro, ma anche il nostro desiderio di riuscire a dedicare del tempo a noi stesse, che almeno quest’anno un tentativo lo vorremmo fare!

È in momenti come questi che noi donne, magari anche mamme e libere professioniste, sogniamo a occhi aperti un posto dove poter lavorare e, contemporaneamente, stare vicino ai figli, dove la pausa caffè sia anche un modo per allargare il proprio network di contatti, dove poter usufruire di servizi “salvatempo” e, già che ci siamo, partecipare a eventi formativi. Basta sognare, questo posto esiste e si chiama Piano C: un coworking che è anche cobaby, uno spazio che sa un po’ di casa, ma che in realtà è un luogo innovativo in grado di rendere più facile e produttivo l’incontro tra donne e lavoro.

Ce lo racconta Sofia Borri, direttrice generale di Piano C, nonché mamma di due bimbe.

 

– Ci racconti come nasce il progetto imprenditoriale di Piano C?

Piano C nasce a fine 2012 come il primo coworking in Italia che affianca alle scrivanie condivise dei servizi per la famiglia.

Primo fra tutti il Cobaby uno spazio nido e gioco, gestito da una puericultrice e una psicologa, che accoglie i bambini da 0 a 10 anni mentre la mamma e il papà lavorano nella stanza accanto.

A questo si aggiungono dei servizi “salvatempo” che permettono di risolvere agilmente le piccole, ma indispensabili, incombenze quotidiane: dalla lavanderia al supermercato bio che effettuano consegne presso il nostro coworking, dai bistro di zona per una pausa pranzo veloce o un take away sano per la sera, fino all’estetista che ti rimette a nuovo tra una call e l’altra. Tutto questo perché, com’è nella nostra filosofia, se il piano A è la famiglia, il piano B è la carriera, il piano C è quel luogo che ti permette di non dover scegliere tra A o B, ma di tenere insieme vita e lavoro.

Pur accogliendo anche gli uomini, Piano C nasce per le donne perché, ancora oggi, sono loro a essere escluse dal tessuto lavorativo, soprattutto se in procinto di avere figli o già mamme. Di conseguenza, le donne sono le prime a cercare e volere soluzioni alternative a ciò che l’attuale mondo del lavoro offre, così da poter vivere un po’ più serenamente il loro status di donne, mamme e lavoratrici. I benefici che ne derivano si ripercuotono in modo positivo sulla famiglia e, a cascata, anche sulla società stessa perché la conciliazione è un tema trasversale che tocca tutti, non solo le donne.

Chiudono il cerchio i progetti sociali volti a promuovere il lavoro femminile, attraverso servizi di formazione, orientamento e percorsi professionali su progetti operativi in partnership con Enti Pubblici o Privati. Questi progetti sono dedicati a chi si affaccia al mondo del lavoro per la prima volta, a chi vuole tornare a lavorare dopo una pausa e a chi vuole “rinfrescare” un CV un po’ datato. Il fatto che questi progetti si svolgano tra le mura di Piano C offre tre vantaggi: uscire dall’isolamento, il nemico principale di chi lavora da casa, perfezionare le proprie competenze, in particolare i soft skill così da affrontare con maggiore sicurezza il mondo del lavoro, e vincere la solitudine, perché insieme si è più forti.

Cobaby: lo spazio nido e gioco che accoglie i bambini da 0 a 10 anni mentre la mamma e il papà lavorano nella stanza accanto.

– Qual è il motivo principale per cui una mamma dovrebbe scegliere Piano C?

In generale Piano C è un luogo preziosissimo, quasi fondamentale, per tutte le donne che vogliono rientrare a lavoro dopo un periodo di allontanamento, più o meno forzato. In particolare lo è per le mamme con bimbi piccoli perché, a differenza del mondo lavorativo così com’è oggi concepito, Piano C offre la possibilità di un rientro graduale, con tempi e modi dettati dalla mamma e dal proprio bimbo. Grazie allo spazio Cobaby una mamma può lavorare e, allo stesso tempo, concedersi la possibilità di continuare ad allattare in modo esclusivo il proprio bimbo o bimba, dimenticandosi della rigidità degli orari imposti dai luoghi di lavoro. Questo consente alle donne di sentirsi legittimate nel riprendere in mano la propria vita e i propri progetti professionali, senza tutti i sensi di colpa dettati dal distacco forzato dal proprio bimbo. Grazie ai servizi a supporto delle donne offerti in Piano C, anche un momento delicato come il rientro al lavoro dopo la maternità può essere vissuto serenamente, nel pieno rispetto del duplice ruolo di mamma e di donna lavoratrice. Questa è una grande opportunità per le donne che tornano dalla propria famiglia e dai propri bimbi più cariche, motivate e realizzate.

Piano C: un coworking che sa un po' di casa.

– Secondo la tua esperienza e quella delle donne che ti capita di incontrare quotidianamente, dal punto di vista professionale la maternità è penalizzante o arricchente? In che modo?

Se guardo la realtà che mi circonda devo rispondere che la maternità è ancora considerata un’anomalia nel percorso professionale di una donna, qualcosa di penalizzante. Tuttavia, questa è una visione anacronistica perché, a differenza di qualche decennio fa, oggi giorno sono molte le donne che, fortunatamente, lavorano. Ragioniamo in termini numerici: una donna che fa due figli sta a casa meno di 2 anni su 40 di lavoro, perché escluderla dal mondo lavorativo? Significa perdere 38 anni di forza lavoro, di esperienze, di competenze, significa impoverire il tessuto lavorativo italiano. Vista in quest’ottica la maternità non è poi così penalizzante.

La maternità andrebbe vissuta come qualcosa di estremamente arricchente e dovrebbe essere considerata, come ci piace fare a Piano C, come un master. Uno degli obiettivi di Piano C è proprio questo: rompere gli stereotipi legati alla maternità e far si che un giorno un datore di lavoro possa dire a una donna che gli comunica il suo stato di gravidanza “Sono felice per te, ma anche per me, perché quando tornerai al lavoro sarai più forte di prima!”.

Valorizzare il ruolo professionale delle donne e delle mamme permetterebbe di traslare tutte le competenze e tutto ciò che di arricchente c’è nella maternità sul luogo di lavoro, come la gestione dei tempi, dei conflitti e delle risorse, le capacità di negoziazione e quelle di multitasking. La società deve cambiare radicalmente visione e atteggiamento nei confronti della maternità, solo in questo modo il tessuto produttivo italiano smetterà di perdere talenti e risorse.

Piano C è un luogo preziosissimo per tutte le donne che voglio rientrare a lavoro dopo un periodo di allontanamento, più o meno forzato.

– Come riesci a conciliare la vita professionale con quella personale e, in particolare, quella di mamma?

Le mie tre parole chiave sono: alleanze, no al perfezionismo e organizzazione.

Smettere di pensare che si deve affrontare la maternità da sole è il primo passo per poter creare delle alleanze e vivere al meglio lo status di mamma. Come dice un proverbio africano: “Per crescere un bambino ci vuole un villaggio”. Il fulcro è tutto in queste parole: solo grazie a un tessuto sociale inclusivo nei confronti delle mamme e dei loro bimbi è possibile conciliare. Ovviamente, le alleanze più importanti sono quelle che nascono all’interno della famiglia con il proprio compagno: il tema della conciliazione riguarda la mamma come il papà, deve comprendere le esigenze di tutti, lavorative, temporali ed economiche. Io, per esempio, ho condiviso con il mio compagno il congedo parentale e il periodo di allattamento. Per il mio compagno non è stato facile andare in azienda e dare questo tipo di comunicazione, ma per la nostra famiglia è stato di vitale importanza. Nessuno ha dovuto fare delle rinunce, nemmeno le nostre figlie perché anche se sono state un po’ meno con la mamma, hanno comunque avuto vicino il papà e altre importanti figure di riferimento, fondamentali per la loro autonomia.

Il secondo punto riguarda il perfezionismo: non voglio essere perfetta e ammetterlo a me stessa mi ha permesso di non sentirmi schiacciata dal ruolo di “mamma dell’anno”, ruolo che proprio non fa per me. I bambini non badano se i vestiti sono stirati o se la sacchetta dell’asilo è completa di tutto, a loro bastano cure, amore e attenzione da parte di mamma e papà. Se la casa è un caos totale, ma le mie figlie sono felici significa che ho fatto il meglio che potevo per loro e per me.

In ultimo l’organizzazione è indispensabile. Mettersi a tavolino con il proprio compagno è l’unico modo per non dover rinunciare alle proprie aspirazioni e fare in modo che tutti possano crescere all’interno della famiglia.

 

– Momento Pepite: ci sveli un tuo posto del cuore, ovviamente family friendly.

Il mio posto del cuore è NaBi – Natura Biologica un locale per colazioni, pranzi e merende 100% bio, ma che, un po’ come Piano C, è un anche un po’ casa, un po’ laboratorio e un po’ negozio. Mi piace perché ci trovi il signore che legge il quotidiano accompagnato dal cane, la giovane coppia attenta al consumo critico, la famiglia con bimbi che colorano o che curiosano incantati la cameriera che prepara loro il centrifugato di frutta.

 

 

Piano C

Via Simone D’Orsenigo 18

Tel: 02 890 553 43

Sito: www.pianoc.it

Email: dillo@pianoC.it

 

 

Federica
Federica

Federica, meglio nota come laFe, è nata e cresciuta nella piccola Cremona, dove ha imparato ad amare le cose semplici e casalinghe.
Ingegnere biomedico dal cuore creativo, ama la scienza, ma è un’insaziabile curiosa appassionata di design, di oggetti vintage e, ça va sans dire, di buon cibo.
Milano l’ha conquistata lentamente, rivelandosi in tutta la sua bellezza e vitalità un pezzettino per volta. Sì perché, checché se ne dica, Milano ha sempre qualcosa di speciale da offrire, anche quando i 30 sono passati da un po’ e la prole richiede attenzioni.
Per Pepite scrive di posticini family friendly e di avventure da mamma.

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